ll carnevale della "Comba Frèida"

 

Il Carnevale della Coumba Freide è uno dei più pittoreschi della Valle d'Aosta, con le sue maschere allegre e multicolori porta una ventata di gioia nelle vallate del Gran San Bernardo e Valpelline, una sorta di grande Y geografica del buonumore.

La Coumba Freide è una valle stretta e profonda che collega la città di Aosta al Colle del Gran San Bernardo. Insieme alla Valpelline dà vita alla Comunità Montana del Grand Combin che comprende 11 comuni. Dieci di questi, Allein, Bionaz, Doues, Etroubles, Gignod, Ollomont, Roisan, Saint-Rhémy-en-Bosses, Saint-Oyen e Valpelline organizzano ogni anno un carnevale le cui maschere e i cui personaggi sono praticamente gli stessi.
L'origine di questa tradizione si è persa nei tempi e, a memoria d'uomo, il carnevale è sempre esistito.
La prima visita documentata delle maschere della zona ad Aosta risale al 1467. Ne ritroviamo testimonianza in una lettera scritta da Monsignor François de Perez al Duca di Savoia riportata ne "L'Histoire de l'Eglise d'Aoste" (La Storia della Chiesa di Aosta) di Monsignor Joseph August Duc.
La tradizione orale ci propone due versioni sull'origine del carnevale. Secondo la prima pseudo-storica, essa sarebbe legata al passaggio di Napoleone e delle sue truppe attraverso il Colle del Gran San Bernardo (nel maggio del 1800) durante la campagna d'Italia. I costumi sarebbero dunque la trasposizione allegorica delle uniformi dei soldati francesi.
La seconda, più favolistica, ci racconta che il carnevale sarebbe nato all'occasione del matrimonio di due sempliciotti già un po' anziani. Gli abitanti del villaggio avevano deciso di festeggiarli e di divertirsi (come avevano l'abitudine di fare durante tutti gli altri matrimoni), ma provavano un certo imbarazzo all'idea di presentarsi in chiesa con gli abiti della domenica e decisero così di indossare degli abiti inusuali.
In realtà si ha ragione di credere che la festa del carnevale sia legata al grande esorcismo primaverile contro gli spiriti maligni. Ciò è testimoniato dalla diffusione, in una vasta area dell'arco alpino, degli stessi personaggi che fanno riferimento agli stessi simboli.
Ritroviamo così l'orso che rappresenta l'avvicendarsi delle stagioni e che, se esce presto dal suo letargo annuncia una primavera precoce; le code dei muli, che rappresentano i venti e servono per allontanare le correnti d'aria nefaste avvicinando le favorevoli; gli specchi sui costumi, che devono scacciare gli spiriti maligni; il colore rosso, che simboleggia la forza e il vigore e che, anch'esso ha il potere di esorcizzare i malefici e le disgrazie. Questa cerimonia, che si svolge ogni anno, fa ormai parte dell'inconscio collettivo, che ne impedisce i cambiamenti radicali, ma la vera scoperta, più recente, che rende interessante il carnevale del Gran San Bernardo è legata al fatto che è uno dei pochi carnevali in cui si trovano contemporaneamente presenti le due figure mitologicamente più pregnanti del carnevale e cioè l'UOMO ARBOREO (rappresentato dagli elementi floreali dei cappelli, disegni e ricami) e l'UOMO FAUNO (rappresentato dall'orso). Generalmente sono rappresentati in modo separato.
Chiaramente il carnevale resta un periodo di licenza ed una grande festa sociale che riunisce la popolazione e le offre la possibilità di incontrarsi e trascorrere insieme momenti gioiosi dopo le lunghe e buie notti dell'inverno.
Ufficialmente il carnevale inizia il giorno dopo l'Epifania e si conclude il martedì grasso. La sua organizzazione è assicurata da un apposito comitato che si occupa anche del rinnovo dei costumi (cuciti e realizzati rigorosamente a mano uno per uno), della preparazione dello spuntino e del ballo serale. Le maschere ("vesadjie") un tempo erano di legno; oggi vengono usate delle maschere in plastica o cartone. Durante le due, tre settimane del carnevale anche i più giovani hanno l'abitudine di mascherarsi e, divisi in piccoli gruppi, chiamati "patoille", vanno a visitare le famiglie del capoluogo, delle frazioni e dei comuni circostanti.
Per loro tutte le porte sono aperte ed essi entrano per scherzare, per divertirsi alle spalle degli altri e per farsi offrire un bicchiere di vino ed uno spuntino.
La partecipazione delle donne alle sfilate ufficiali - durante le quali si mascherano soprattutto da Signorina e da Arlecchino - è un fatto recente ma in rapida evoluzione.
Il giorno del corteo le maschere visitano i caffè e le famiglie, poi fanno il giro delle frazioni; entrano nelle case, ballano nelle strade e nelle piazze, mangiano e bevono ciò che viene loro offerto.
La sera gli abitanti si ritrovano per partecipare al ballo destinato a sostenere finanziariamente l'organizzazione del carnevale.
I personaggi tradizionali sono sempre gli stessi (solo le maschere dei colori si rinnovano con una certa frequenza) ed il loro ordine nella sfilata è rigidamente stabilito.
Il corteo è preceduto da un Portabandiera o Guida, e obbedisce al suono della sua trombetta. La Guida porta la bandiera del carnevale e un tempo aveva un paniere nel quale riporre le uova che si aveva l'abitudine di offrire alle maschere. I simboli della sua autorità sono gli occhiali e i baffi. Il gruppo musicale, i JOUEURS, i suonatori, (costituito da due o tre musici che suonano la fisarmonica e/o il saxofono) segue la guida e precede il Diavolo, che indossa un corto mantello rosso. In mano tiene una forca della quale si serve per fare inciampare le persone.
Dopo di lui vengono, a coppie, le Damigelle e gli Arlecchini (maschere amabili o gentili).
Troviamo in seguito i Neri, che simboleggiano le lunghe notti invernali, e i Bianchi, che annunciano le giornate assolate della primavera.
Le maschere dei colori li seguono e tutti agitano una coda con la quale solleticano la gente.
Il "Toc" e la "Tocca" (cioè i due sempliciotti) si trascinano dietro al corteo. Sono molto divertenti: portano degli abiti stracciati e sono abbastanza vecchi. Il "Toc" fa cadere il cappello agli uomini, accarezza con il suo bastone la schiena ai bambini e solletica le gambe delle donne. Quest'ultima azione solleva la gelosia della "Tocca" che si getta su di lui e lo picchia senza pietà.
Sono seguiti dall'Orso e dal Domatore. La bestia, che simboleggia anche la fecondità insegue le donne e i bambini e getta gli adulti nella neve.