Il pane...

 

Il pane è uno dei cibi essenziali nell'occidente e non sfugge la Valle d'Aosta; il tipico pane nero si sposa alla perfezione con i piatti tipici della cucina valligiana: carbonada, lardo, boudins e saucisses, selvaggina e altre leccornie del genere...

Lo pan. Cosa c'è di più essenziale, fin dalla notte dei tempi, di un "toque de pan", un pezzo di pane?
Allora è opportuno operare subito una distinzione, che suona un po' come un passaggio nella storia dell'alimentazione della popolazione della nostra regione.
Il pane tradizionale per i valdostani è il "pan ner", di segala, essendo questo uno dei cereali che cresceva nei campi di montagna, colorando di oro interi versanti prima della mietitura, e che era e è usato per l'impasto che dava vita a forme poi cotte nei forni dei villaggi.
La cottura, che avveniva generalmente una volta l'anno a turno per famiglia, produceva e per fortuna ancora produce, essendo molti i forni nuovamente adoperati, quei quantitativi necessari per il consumo domestico.
Messo a seccare in apposite scansie di legno (lo ratelë) il pane nero diventa duro come un sasso e si spezza, con l'apposito copapan, diventando una sorta di biscotto buonissimo da imbibire nelle zuppe, da accompagnare con il formaggio o con un pezzo di salsiccia. Quello stesso pane nero per le occasioni di festa diventa un pane dolce, farcito di leccornie come l'uvetta, le noci e i fichi secchi, che ne fanno una specie di panettone ante litteram.
E lo stesso pane, perché questo è il senso profondo, anche come segno religioso nella Messa (il pane e il vino), viene benedetto e distribuito ai presenti durante le celebrazioni religiose e finisce per avere uno straordinario significato di unione con la propria comunità e di tramite con quel Dio che nel mondo rurale regolamenta anche l'andamento positivo o negativo dei raccolti.
Ma naturalmente lo sviluppo dei mercati ha aperto a nuove farine e il pane bianco dalle mense dei ricchi si è spostato sulle tavole di tutti.
Naturalmente il pane è un alimento che non deve essere sprecato; non è un caso se in certe ricette, come la "seuppa à la valpellinentze", il pane bianco raffermo diventa una delle componenti di base di una solida zuppa filante con brodo, fontina e cavoli.